Ho capito l’errore. Forse dovrei entrare da Zara o H&M e dire: Salve avete dei Pantaloni Morbidi? Oppure, Ci sono mica quei Pantaloni Ampi? Forse è per questo che negli ultimi tempi ogni volta che metto piede in un negozio di vestiti vedo solo pantaloni stretti sotto. Invece, Ampi si dice. Forse chiamandoli col loro vero nome troverei i pantaloni che voglio io. Quelli che entrano a me. Quelli che hanno la fine larga almeno quanto la circonferenza delle mie cosce, e quindi non stretti. Forse è un po’ come da Brandy, sì, quel negozio dove andavamo dodicenni, dove è necessario dire Salve, avete magliette anche con la parte inferiore di maglietta? Continua a leggere
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Se a Roma c’è il Natale e l’Erasmus
Che hai fatto nel week end pre natalizio a Roma? L’Erasmus.
L’anno scorso, a nostra insaputa – perché non credevamo affatto nelle nostre capacità di coordinamento a distanza tra reduci italiani di un Erasmus a Parigi – è stato istituito il Sacro Ritrovo Erasmus. Dopo Venezia del dicembre scorso, quest’anno siamo stati noi romani a ospitare due genovesi, una lodigiana e una senese. A Parigi tre anni fa ci conoscemmo e ci innamorammo un po’ tutti.
Nella Piazza, nella piazza, nella piazza.. Questa è Piazza Navona
Passando di là, per quel suo lato corto che lega Via di Pasquino a Corso Rinascimento, calpestato milioni di volte, rito di passaggio casa-scuola, ecco, per quel numero di passi, per quel quasi minuto, la Piazza copre e confonde tutto. Solo movimento che sfuma gli impegni della giornata e qualche pensiero. Una volta passata la Piazza, soltanto l’attesa prima di attraversare Corso Rinascimento, in cui di tanto in tanto un caritatevole automobilista si ferma per lasciar passare il pedone, riporta tutto alla normalità. Che sia mediocre, bella o terribilmente orrenda. Continua a leggere
Esalazioni di Roma e dintorni
C’è stato un momento di Luglio in cui dalle 17 fino alle 20 pioveva. E pure tanto. E allora tutte quelle belle cose dell’estate romana che noi romani espatriati in inverno aspettavamo con ardore venivano annullate. Tra quelle cose c’erano le Arene di Roma, con tutto il fascino che il cinema all’aperto, qualunque film sia, si porta dietro. Finalmente il sole brillò anche tra le 17 e le 20 e tutti, romani espatriati e non, potemmo prendere parte a quest’allegra attività estiva. Tutto cominciò con Villa Medici e la rassegna dedicata a Michel Piccoli.
NB: Quest’anno la rassegna è stata dedicata ad Anna Magnani.
Libri educativi o Romanzi assortiti?
Si può leggere solo se avete letto la Parte Uno. Se non l’avete fatto, eccola qua:
In Spiaggia quando c’era la lira, nel tratto tra gli stabilimenti Bagno N. e Bagno S. all’Argentario, c’era pure il banchetto dei libri. Tutti a 3 mila lire. Lì sceglievo col sole che ti batte in testa forte, nessuna Guida. Tra i volumi acquistati mi rimangono in mente: un Grande libro dei Sogni che presi credendo di potermi avvicinare alla simbologia onirica– che facesse della causa di Tutto, sogni rilassati o incubi atroci, gli Angeli, me ne accorsi dopo. E pure che l’autore era un Illustre studioso cattolico della Cabala, così c’era scritto. Un cataloghetto di Conchiglie che per anni è rimasto sopra al mobile del bagno di casa al mare, che non ho mai capito perché, ma allietava ospiti eventuali. Uscivano dalla toilette con ‘sto libro in mano, entusiasti. Col passaggio lira- euro si toccarono i 3 euro a volume. Le Argonautiche e gli Amores presi sul bagnasciuga campeggiano ora sul mio scaffale Latini e Greci. Continua a leggere
Quant’è importante il Gelato romano?
Sempre su L’Espresso di questa settimana c’è un lungo reportage su GROM, sapete, quella gelateria che spunta come un fungo ormai Ovunque. Mi va di parlare di Gelati, che non potrei mangiare a causa di una dieta che ci costringe a digiuni per conciliarci con i ritmi di questa vita moderna, dolce e rilassante/ata. Dieta che ci impone faticosi e flagellanti excursus temporali: A cosa pensavi quando a Bruxelles mangiavi le gaufres? Erano tipiche? Pensavi che saresti andata sull’Himalaya ad agosto? E le domeniche a Ostia?? Perché non hai pensato alle domenica a Ostia?!. Gelati, che tuttavia mangio. Continua a leggere
Metti un Ciclista a cena
Premessa: Ieri è risuccesso. Da quando sono tornata a Roma mi si chiede quando ripartirò (e io mi rassicuro che No, no, non ripartirò, voglio restare a Roma, schivando sguardi perplessi), e mi si fa un commentino sulla Bici. «A Ben che palle co ‘ste bici, ce tartassi su Facebook co ‘ste bici». E’ capitato pure che un amico di un amico che non vedo da anni, da Milano, chiedesse alla mia cara amica Gaia neo milanese: «ma Ben ora scrive per le bici?». Io sorrido, non mi autocompiaccio, giuro. Però sorrido perché mi accorgo che da quando, ormai da un anno, cerco di muovermi principalmente in bici, l’esterno se n’è accorto. Una metamorfosi possibile, dunque. Sorrido anche quando mi si chiedono informazioni sulle attività ciclistiche romane, come facevo io un po’ più di un anno fa, ignorando cosa fosse una Critical Mass, e sorrido pure quando mi si dice che «Sì sì, verrò alla prossima!». Qualcuno viene, qualcuno no.
Ieri a cena, un amico si scagliava contro I Ciclisti. Che non sanno muoversi, che non si fermano al rosso «E tu Ben? E tu ti fermi o no?», che non sanno andà in bici, e allora perché la prendono? Che al semaforo si fermano, indugiano un po’ guardandosi furtivi a destra e a sinistra per poi schizzare via al momento meno opportuno. L’amico, ce l’aveva con un Ciclista che gli si era buttato sul cofano autografandoglielo, -l’ho trovato molto poetico, non avevo mai pensato di usare autografare al posto di graffiare-. C’era anche un amico dell’amico, lui vive a Parigi: pare che lì I Ciclisti facciano di peggio e che rendano la vita impossibile –ma a chi? E cosa faranno mai?? Ma io a Parigi che facevo?? -.
Ieri ascoltavo zigzagando tra battute amichevoli e affermazioni un po’ astiose su questi Ciclisti, e pensavo: ma i CICLISTI CHI???? L’amico dell’amico sosteneva che I Ciclisti non sono Automobilisti, e in quanto tali sono degli inetti alla guida del loro mezzo a due ruote. Io ho provato a fargli presente il mio doppio status di Automobilista /Ciclista, -Allora va bene-, ero un’eccezione. E di nuovo giù con I CICLISTI. L’altra amica, sorpresa delle mie sparute e pacate risposte, supponeva ad alta voce «Ben non risponde, già pensa all’articolo su questa cena». Io l’ho presa in parola, ma prima c’ho dormito su. Poi ho pensato che sarebbe stato utile per me e per chi legge provare a riflettere un po’ sullo Strano Caso dei Ciclisti. D’altra parte che vado in bici perché fa radical e perché abito in Centro, che scrivo di bici perché fa radical e pure un po’ perché abito in Centro, me l’hanno sempre detto, allora oggi su Smart City, -e dove sennò?- ho sentito proprio il bisogno di riflettere sul radical, le bici e il Centro.
L’altra amica ieri ha provato con i sensi di colpa: «Bè, ma tu all’università ci andavi in macchina, no?» e l’altro amico «Ahhhhh, lo vedi!!!!!!», e «Se andrai all’UniveristàDoveVorrestiAndareL’annoProssimo prenderai per forza la macchina», e «Se abitassi ai Parioli, con quelle salite..altro che bici. E se non abitassi in Centro, pff». Io provavo a ricordare che Via Quattro Novembre non è l’Everest e che Bruxelles, dove ho abitato pedalando, è i Parioli più grande, un ammasso di sali e scendi. Ma niente.
Sì, io all’Università la Sapienza di Roma- Facoltà di Lettere e Filosofia sono sempre andata in macchina: era il mio principale mezzo di trasporto, che usavo anche per andare da casa a Via Nazionale, -25 minuti a piedi, 10 in bici-. Da poco più di un anno ho semplicemente cercato di cambiare le mie abitudini, usando di più la bici con cui prima mi muovevo solo in Centro, per timore degli spostamenti lunghi su strade molto trafficate e perchè ero assuefatta alla mia C1. L’anno vissuto a Parigi, tra Metro e Velib, i sei mesi a Bruxelles, il contatto con le realtà cittadine legate all’universo della Bici hanno a poco a poco smorzato i timori e amplificato la mia voglia di pedalare. Questo non vuol dire che io non utilizzi più la macchina, che ho e continuerò ad usare, ma che lo faccia in modo diverso, evitandola quanto più possibile. Nell’ultimo anno sono stata educata ad un nuovo tipo di Mobilità, e sono state altre città europee, I CICLISTI, il Movimento Salvaiciclisti di Roma, l’ambiente colorato delle Critical Mass, a operare questa diabolica metamorfosi. Sono viva, tutta intera.
L’amico e l’amico dell’amico ieri a cena mi hanno rinfacciato di vivere in Centro: «La fai facile tu con ‘sta bici», ma come ogni volta che qualcuno me lo dice, penso a tutti i Ciclisti romani, parigini, brussellesi, newyorkesi che ho incontrato negli ultimi due anni e che di km pedalando ne fanno tanti ogni giorno, senza abitare in Centro, lavorando, avendo una giornata impegnata e per nulla statica, che presuppone spostamenti. «Ma andate a lavorare» è senza dubbio l’invito che l’Automobilista arrabbiatissimo indirizza più spesso ai Ciclisti durante la Critical Mass, quando per sensibilizzare la città alle due ruote sostenibili viene bloccato il traffico. Alla Critical mass non partecipano solo studenti come me che abitano in Centro, ma persone di tutte le età, che lavorano, che svolgono le professioni più disparate e che abitano in ogni parte di Roma. A Bruxelles un signore mi raccontava che veniva alla Critical Mass da Namur, prima con il treno, poi pedalando.
Ieri sera ho proposto di spostare la conversazione sugli Automobilisti –della quale, ripeto, faccio parte anch’ io- e di elencarne punto per punto colpe e difetti. Poi però è arrivato il conto e la parte di serata in cui ci si lamenta perchè qualcuno ha proposto di Non pagare alla romana.
Se ne riparlerà, sono fiduciosa.
Monologo meteorologico alla fine di Ponte Sisto che mi ha fatto riflettere.
Premessa: sono tornata da Bruxelles, dove il sole era assente. Non una di quelle cose per cui di tanto in tanto il sole appare e scappa per poi ricomparire: il sole proprio non c’è. Sei volte la luce in sei mesi è poco. Se sei romano, è quasi tortura. Vabbè, magari sette o otto apparizioni al massimo.
Un po’ di Marzo l’ho passato a Parigi, c’era un tempo da giacca e via. A me sembrava di essere a Sharm. Poi un giorno mi sono svegliata con mezzo metro di neve e meno nove. Avevo la calzamaglia, tutto ok.
Incipit: Insomma, poi sono tornata a Roma, proprio nel lunedì di Febbraio, Quel lunedì delle elezioni e poi sono andata a vedere il Papa nuovo, e il cielo era grigio come a Bruxelles. Forse un po’ più perlato. A Bruxelles è Grigio fumo spento, nessuna traccia di toni che lascino spazio a divagazioni felici. Penso affacciata alla finestra; guardo il cielo e rifletto; Così tra questa immensità s’annega il pensier mio. No.
Ad Aprile a Roma pioveva e basta, non ricordo altro. A Maggio faceva un freddo boia, e tutti si lamentavano «Ma che freddo fa? Ma non è normale questo freddo a maggio. Una volta non era così». Mia nonna era preoccupatissima e il grido L’hai preso il giacchetto? che mi raggiunge ogni volta che varco la porta di casa tardava a cessare, come avviene solitamente nei mesi estivi.
Insomma, arriva Giugno, e un giorno, improvvisamente, scoppia un caldo cane. L’afa romana, quella tremenda che ti fa sudare se stai fermo, che ti fa venire il colpo di freddo se stai sotto l’aria condizionata (ecc. ecc. L’ho già scritto). Tutti ci lamentiamo allo sfinimento: «Ma che caldo fa? No dai, oggi era irrespirabile. Guarda, lascia stare, oggi col caldo che c’era..Sai la mia pressione. Sai col ciclo e il caldo. Sai lo sport e il caldo». L’allerta caldo. La distribuzione di boccette d’acqua, i turisti in massa col cappello. Tutti hanno iniziato ad andare al mare. E’ stato bellissimo tornare ad Ostia dopo due anni. Bellissimo.
E poi, Mercoledì 26 Giugno è tornato il freddo. Quello del Marzo sera.
Alla fine di Ponte Sisto due ragazzi aspettano il verde per approdare a Trilussa. L’uno fa all’altro, sfregandosi le braccia lasciate all’aria da una camicetta a maniche corte:
«Ammazza che freddo o. Aavevo detto io de pijà er giacchetto. Poi ho pensato ch’è estate –………………………………………………………………………………………… Lunga pausa……………………………………- Estate ‘n cazzo».
Ecco. Io anche la penso così.
Mini Erasmus al Nord
Volevo Roma e invece da qualche giorno saltello in giro per il Nord.
Non solo, rincorrevo il sole di Roma in una Bruxelles cupissima e una volta arrivata al caldo – posso provare a trattenermi, ma è quasi inevitabile: parlo del tempo, sempre. Mi lamento se è nuvolo, sorrido se c’è il sole. Se ce n’è troppo mi lamento ancora. Una routine fastidiosissima dalla quale non riesco a uscire. Colpa di Bruxelles, credo io, dell’essere troppo italiana e troppo romana, dicono gli altri.-, mi sono cimentata in una nuova ricerca di biglietti e via. Dicono che mi manca la terra sotto i piedi (mio padre). In realtà so che Roma sarà la mia prossima Lunga Pausa. Allora prendo tempo e torno a Stazione Termini… Continua a leggere