senza categoria, Smart city

“È pieno di curvy” ma il mondo va avanti a pantaloni skinny

Ho capito l’errore. Forse dovrei entrare da Zara o H&M e dire: Salve avete dei Pantaloni Morbidi? Oppure, Ci sono mica quei Pantaloni Ampi? Forse è per questo che negli ultimi tempi ogni volta che metto piede in un negozio di vestiti vedo solo pantaloni stretti sotto. Invece, Ampi si dice. Forse chiamandoli col loro vero nome troverei i pantaloni che voglio io. Quelli che entrano a me. Quelli che hanno la fine larga almeno quanto la circonferenza delle mie cosce, e quindi non stretti. Forse è un po’ come da Brandy, sì, quel negozio dove andavamo dodicenni, dove è necessario dire Salve, avete magliette anche con la parte inferiore di maglietta?  Continua a leggere

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Smart city

Le interminabili file da festa o: Fateme entrà, sto ‘n lista

Ieri sera nell’amena cornice di Villa Miani, dove Totti e Ilary festeggiarono le nozze, si è tenuto un allegro party di Carnevale. Lì ho capito che mascherarsi è difficile e presuppone tanto impegno. Ho capito che solo pochi possiedono il vero spirito carnevalesco, e che le maschere non sono tutte uguali.  Continua a leggere

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Smart city

Voglio essere una nerd: la vera storia di una Catalogatrice di Cose

Se non avete la mania di catalogare Cose, non leggete. Se siete nerd, sì.

Imparo in questi primi mesi di scuola la necessità di utilizzare gli apparecchi elettronici con criterio e non a caso come ho sempre fatto. Per me è un Dio del quale non so nulla ad occuparsene. Scopro che non è così, e mi forzo alla disciplina. Reduce da un lungo esame sulla storia del web, e in generale dell’Elettrodomestico, (un esame volto a conciliare le sorti di noi umani con quella delle macchine), alla fine ho deciso di voler continuare a credere alla versione romantica della storia. L’elettrodomestico si accende e puf, si spegne. Misteriosamente. Parallelamente allo studio di questa materia trascendentale ho scoperto i Tutorial. Una sera vicina al Natale una darkettona su Youtube mi ha spiegato, sussurrando, come si costruisce una pagina Html. Continua a leggere

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Racconti romani, Smart city

Potresti alzare quei piedi? Giro tra le biblioteche romane

IMG_2401Tùm, tùm, tùm. Di solito sono zeppe, ma in generale quasi tutte le tipologie di scarpe fanno rumore sul parquet. E la Biblioteca del Senato Giovanni Spadolini, che quest’anno – 2013 – festeggia i dieci anni dalla sua apertura, ne è quasi interamente ricoperta -di zeppe e parquet-. Se non è legno è cotto o marmo, dove i passi restano ancora più impressi tuonando in aria. Accadono molte cose alla Biblioteca del Senato, c’è quella routine particolare di ogni biblioteca. Solo che talvolta appare Giovanardi. Trovo sia indicata nelle fasi di studio intenso. Se lo studio è blando la Biblioteca del Senato asfissia. E ogni volta che si vuole uscire a prendere aria si deve svuotare l’armadietto, riconsegnare la chiave e il tesserino, ritirare il documento. Per rientrare bisogna riconsegnare docum….ecc. più il metal detector. È estenuante, poi ci si abitua. Capita che nel rientro dal periodo estivo l’udito sia particolarmente sensibile, non più abituato al silenzio da biblioteca ed assuefatto ai rumori da spiaggia. E quelle zeppe sul parquet…. Continua a leggere

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Alla ricerca delle Curvy perdute

 La modella e attrice americana Kate Upton in un servizio di Vogue Spagna. Da L'Espresso, n.27 anno LIXPremessa: sarà tutto sul corpo delle donne, chi ne ha abbastanza, non legga.

Ho il vizietto di sfogliare le riviste prima frettolosamente, per togliermi bene tutto il gusto di quello che scoprirò. Ogni volta mi dico che non lo farò, poi lo rifaccio. Su L’Espresso di questa settimana, mentre scorrevo rapida le pagine mi sono imbattuta in ULTRA CORPI: «Il più spettacolare è quello di Kate Upton Marlyn Postmoderna. Mentre la crisi si acuisce tramonta il tipo anoressico. Torna la donna orgogliosa, vitale e sensuale». Fermi tutti. Si tratterebbe di Kate Upton, 21 anni data in pasto al pubblico con la copertina di Vogue America. Salto a pagina 118 e trovo una figona spaziale appoggiata ad un muretto finto Grecia. E’ di moda dire Curvy. Che nell’immaginario della donna comune lettrice sarebbe grassoccia-pff!-, ma che in realtà è formosa: Tette quindi. Curvy…. Non mi è ancora chiaro cosa leghi questo Curvy alla figona spaziale in foto…  Allora vado su Internet –smascheratore semantico, altroché..- e digito Kate Upton. Tra le centinaia di immagini una cosa salta agli occhi: le Tette. Continua a leggere

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LADRI DI PALAZZO. Vizietti tutti italiani del buon vicino di casa

Premessa: Nel mio Palazzo quattro o cinque anni fa rubavano le lampadine: ci sono due grandi appliques nell’androne, contenenti ciascuna due faretti –non è un indovinello di logica, tipo quello delle palline, «Una la do a te, l’altra la passo a Coso..»ecc ecc.-.

Insomma, ogni due giorni c’era qualcuno che rubava le lampadine, seminando mistero e incazzature nel Palazzo. Il sistema era geniale- poi magari non lo è, ma non ho molta dimestichezza con questo tipo di abilità-. Continua a leggere

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Il buon vicino di casa. Non è che origli, capto suoni sparsi.

Dal terrazzo del Residence G. riesco ogni anno a condividere mattine e mattine di preparazione alla spiaggia.

Dialogo tra un padre e un figlio.

 

h 9.45 Padre: «LUCA VATTI A LAVARE I DENTI!»

h.9.50 Padre: «LUCA VATTI A LAVARE I DENTI!»

h.10.05 Padre: «LUCA VATTI A LAVARE I DENTI!»

h.10.20 Padre: «LUCA VATTI A LAVARE I DENTI!»

h.10.30 Padre: «LUCA VATTI A LAVARE I DENTI!»

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Credo di avere un problema con Twitter

Due mesi  fa CésarAmicoDiMadrid  mi convinceva davanti a un Gyros pita a Perugia dell’utilità di Twitter nel 2013, mentre sbuffavo pensando alla fatica addossata sui Giovani della rete da quest’ennesimo social network. Fu l’argomentazione “Liste” a farmi capitolare: gruppi nei quali raccogli i follower in base al tuo ordine mentale per evitare di perderti nel caos dei tweet. Una rapida rassegna stampa mattutina, creando una lista “Giornali”, per esempio. «Scopri nuovi tools mi diceva CésarAmicoDiMadrid in quel suo inglese iberizzato. Ma quali tools?! Incuriosita, l’indomani ho sfogliato il programma del Festival del Giornalismo e ho scelto la conferenza sulla raccolta dei Data. «Sarà un tool», ho pensato.  Sì, ma nel contenitore di una conferenza di una noia mortale in inglese, inintelligibile per chi non ha competenze in materia di raccolta dati e per chi ancora confonde i tasti del copia/incolla per la Scelta rapida sulla tastiera.  Ho resistito tra i 13 e i 17 minuti e sono scappata. Continua a leggere

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