Italia a Pezzi. Viaggio dal Sud al Nord

Cartoline da Erasmus mentre Genova scrive sui muri

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Premessa: ogni riferimento a fatti e persone è molto poco casuale.

Se esiste una prova tangibile della riuscita di un Erasmus, quella prova sono i ritrovi Erasmus. Si preparano senza eccessivo preavviso. Si sa che si mangerà e berrà molto, che si rievocheranno fatti e persone ridendo con la stessa intensità dell’anno prima e di quello prima ancora. Gli aneddoti saranno più o meno sempre gli stessi, accompagnati da supporti multimediali. Il resto viene da sé. Conosciuta, amata, consumata, Parigi ce la siamo vissuta così, tra facoltà di Lettere ed Economia, incroci di amicizie, metro, Vélib, squat, pic nic, musei, mercati delle pulci quelli veri, personaggi più o meno surreali, kebab, mense del Crous, raclette, voli rimandati per neve, infatuazioni parigine, pain aux raisins, gossip internazionali, lagne varie, entusiasmi da vita nuova. Il dopo è stato lauree, stage, master, viaggi, quasi lavori, lavori, ritorni al nido, estero e poi di nuovo nido. E ancora, nuova ricerca della casa, nuovi amici, nuovi caffè, nuovi abbonamenti metro. Poi siamo tornati tutti in Italia. Continua a leggere

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Eolie a piedi o camminare quasi scalzi a Lipari, Panarea e Stromboli

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Ho portato anche delle letture dice la Cara amica V., la dolce, tirando fuori l’Amicizia di Aristotele sul treno per Napoli. Di quel libro, poi, in una settimana di viaggio non è stata aperta nemmeno una pagina. Abbiamo invece litigato nella piazzetta di Lipari la prima sera del nostro viaggio, grande classico di inizio vacanza con le amiche del cuore. Il giro delle Eolie è cominciato così, carico di gallette di riso, propositi di dieta, permanente senso di fame e stesse, solite, indistruttibili amiche. Praticamente il viaggio estivo dei 18 anni, ma a 26.

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Maratea o come approcciarsi ai posti dell’anima altrui

 

IMG_3114Dieci giorni fa mi cimentavo nella prima lezione di arrampicata della mia vita a Lungotevere Flaminio: qualche giorno dopo ero al Pronto soccorso di Maratea implorando l’infermiera Maria Teresa di iniettarmi un antinfiammatorio per una contrattura alla schiena, lato destro. Da quest’esperienza – e tre iniezioni di Dicloreum dopo – ho capito che i cerotti Flector non servono a nulla, e che per i sogni che ti ossessionano da mesi bisogna essere più allenati. Insomma il triage di Maratea funziona che è una meraviglia. Vicino c’è anche il Selvaggio, un posto dove compri i cornetti la notte e dicono sia buonissimo. Continua a leggere

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In Toscana un po’ da sola un po’ no: gli orti di Siena e rincorrere il sole in Val d’Orcia

10622818_10152331093886149_6466423162400742454_nViaggiare da sola desta molta curiosità. A Siena sono andata così – che poi là mi ospitavano amici in un bed and breakfast. Però con loro ho passato solo qualche ora, quindi tecnicamente è stato un Viaggio da sola -. All’estero, quello dove sono stata io, poi non so, che tu sia in giro solo o in compagnia alla fine non cambia. Ma qui allegra/incazzata al bar o seduta pensierosa/stremata sul gradino di un portone, hai sempre quello sguardo compassionevole addosso. Ma non compassionevole negativo, compassionevole di cura. Nel viaggio in America di qualche estate fa quello stesso sguardo fissava me e la Cara amica A. Da New York a Chicago e poi Pittsburgh, Ithaca Syracuse. Un continuum di sguardi compassionevoli tra aerei, macchine, bici, ostelli, musei, università e Dunkin’ Donuts. La proprietaria di una guest house nell’Ohiopyle State Park, in Pennsylvania, al momento della partenza ci regalò 20 dollari. Forse perché là, a visitare la Casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright io e la Cara amica A. sembravamo due dodicenni con degli zainetti troppo piccoli. Vi ci comprate il pranzo ci aveva detto la signora. Poi però i pranzi delle tappe successive furono tramezzini con philadelphia che confezionavamo di soppiatto la mattina in ostello.  Continua a leggere

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Se alla Toscana levi il mare: Pitigliano quando piove e Sovana rossa

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Feniglia dalla finestra

Ma che è ‘n blog de viaggi? Qualche tempo fa rispondevo che No, ma che alla fine avevo scoperto la Calabria, la Basilicata e il Cilento e che quindi poteva capitare che scrivessi anche di altro oltre che di Roma. In ogni caso, pensavo, tutto quello che non parla dell’Urbe finisce in altre categorie che si trovano nei Menù, tipo Italia a pezzi. Là si trova quello che non è Roma. C’era un periodo dopo l’Erasmus che mi dicevo Devo vedere TUTTE le chiese di Roma, Devo conoscere TUTTI i parchi, Devo camminare per TUTTA l’Appia Antica nei fine settimana. A giugno è diventato Entrerò -a costo di colluttazioni coi custodi, finora grandissimi miei amici- in TUTTI i chiostri che trovo. – Ma che è sta storia dei chiostri? mi ha chiesto un amico con tono preoccupato qualche sera fa. Insomma poi non ho fatto nulla di tutto questo e ho scoperto la Toscana. Così, tra una pausa e un’altra all’Argentario, in quel mitico Residence G. dove sono cresciuta e dove vado al mare, ho visto delle vere cantine, mangiato dei veri pici, quasi assistito a delle vere cene di Contrada, passeggiato insieme a un sacco di americani e tedeschi filotoscani tra strade quasi sempre rossicce.

La Feniglia, la Giannella, Orbetello e Magliano in Toscana nell’Estate 2014 si presentavano così:

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Pausa Roma al Sud: curve di Palinuro e Maratea, verso la Calabria che brilla. PARTE DUE

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Se non avete letto la PARTE UNO, eccola qua

E dimmi, com’era questo Palinuro? Non era molto sveglio perché s’è addormentato mentre doveva vigilare, è caduto ed è morto. Mentre ci parla del nocchiere d’Enea che ha dato il nome al mare dove va da quando è bambino, l’amico-collega M. ci porta tra i gigli marini della spiaggia, in uno di quei rari Lidi – inizio a pensare che solo noi romani li chiamiamo stabilimenti- fatti solo di sabbia, quasi per nulla costruiti, con le incannucciate e il pavimento di legno, la musica che non è Hit parade 2014.

IMG_1607Abituati a dividerci Roma e la scuola di giornalismo, ora siamo piazzati davanti a un tramonto, in Cilento. Tra la piccola folla che guarda verso il sole pensando a chissà cosa, c’è sempre qualche ragazzino che noncurante di tutto continua le attività giornaliere a riva. Lì davanti c’è quell’attimo in cui se sei innamorato guardi e sospiri, se sei confusamente innamorato guardi e sospiri e se non sei innamorato guardi e sospiri. Loro corrono.

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Pausa Roma al Sud: dalla Tangenziale Est alla Salerno Reggio Calabria. PARTE UNO

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Mentre ragionavo sulla distanza, la dividevo in sillabe, ci entravo dentro con tutte le scarpe poi mi rigiravo dall’altra parte, sono partita per il Sud. Una C1 abituata a Roma, per un viaggio dalla Tangenziale Est alla Calabria di Villa San Giovanni. Da Agropoli a Marina di Camerota, il vagabondaggio nel Cilento è stato una tenda – a volte un letto-, una trentina, una milanese, una romana e un’amaca che non ha trovato pace. C’è da capire perché in gran parte del Cilento i campeggi scarseggino e perché la scritta colorata “Camping” indichi poi villaggi iper attrezzati, con le piscine ma senza tende. Agropoli comincia con la scoperta in un agriturismo comodo che la pizza Napoli come la intendiamo noi romani non esiste, ma è invece come la Marinara, pomodoro e aglio. IMG_1538Camminiamo verso il Castello aragonese e tra i vicoletti in salita spunta qualche sacchetto di spazzatura sospeso da terra, calato dalle finestre con lo spago. Il borgo in cima è calmo, pieno di ulivi. Oh comunque sti paesini così suggestivi stanno solo in Italia! Al ritorno ci perdiamo e cominciamo a testare le nostre capacità di orientamento più guida, addormentandoci poi nella morsa delle Zanzare, ste stronze. Continueremo ad avere problemi di strade e insetti per tutta la vacanza. A colazione affrontiamo il tema caffè. Si parla di un certo Caffè assoluto, cioè un espresso. Ma molto più lungo. Il gusto del cappuccino non lo capiamo bene; da quel momento la trentina chiederà solo caffè timidamente normale; io e la milanese prenderemo ancora batoste di cappuccini in tutte le tappe del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. La locandina del Circo Lidia Togni è dappertutto e rallegra ogni parete; del tendone nessuna traccia. Paestum alle undici è un forno e si respira l’aria dei greci di Sibari: un ristorante extra lusso con delle gigantografie dei templi 50 anni fa mi accoglie per fare pipì e già fiuto l’odore di mini babà e di quella che sarà la mia storia mangereccia al Sud. L’amica milanese porta un cappello texano e punta al Tempio della Pace. Ci istiga a comporre turbanti con sciarpe e parei che abbiamo – con i restanti, in teoria, avremmo dovuto costruire accampamenti da sogno nella nostra piazzola del campeggio -. La trentina rifiuta, io accetto abbandonando il mio cappello di paglia, il più caldo della storia. Le colonne massicce e perfette del Tempio di Era ci salutano. I ragazzini- turisti piangono Portami a casa!, e mi ricordo di quando piccolissima nel primo viaggio in Grecia pensavo esattamente la stessa cosa, annoiata mortalmente da quel bianco e ocra del marmo che ora mi esalta. Continua a leggere

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Italia a pezzi 6: entrare dentro pantaloni skinny a Milano e infine, Genova di cristallo

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Alla Stazione Centrale di Milano la grande galleria d’acciaio e di vetro stringe tutti sotto di sé; poi, una volta usciti, ci pensa il cielo plumbeo. Invece arriviamo noi e c’è il sole. Sul pavimento dell’atrio, quello che affaccia su Piazza Duca d’Aosta, una quindicina di oggetti animati si muovono freneticamente: prima erano peluche pigri ora sono asinelli o gatti danzanti, una volta barbie inebetite, ora atleticissime coattelle in sella a moto che viaggiano sul pavimento lucido, insieme ad aerei vari. Il regista giapponese si dice soddisfatto dei treni italiani; gli ricordo che ci siamo mossi solo con le Frecce e che non abbiamo messo nemmeno la punta del piede su un regionale; non mi sembra convinto; credo tornerà a casa con l’idea che quelli italiani sono i migliori dei treni possibili. Continua a leggere

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Italia a Pezzi. Viaggio dal Sud al Nord

Italia a pezzi 5: bici sotto i portici di Bologna e jogging tra i ponti di Venezia

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Ecco l’inverno pieno. Ormai è fatta. Quella sensazione di essere partita mesi fa, di aver attraversato stagioni intere per raccontare alla tv giapponese cosa sia il gelato artigianale saltellando in giro per l’Italia mi si è cementificata addosso. Bologna me la ricordo bene:  qualche mese fa era tappa del mio Viaggio al Nord per sbirciare nella vita di amici romani emigrati là per studio, o per scappare dalla Sapienza, anche. Il tassista ce l’ha a morte con i punk a bestia di Piazza Verdi, -facile ritrovo degli universitari-, che addirittura si mettono davanti il Teatro Comunale e fanno quelli con i cani buttati per terra ma i soldi ce li hanno eccome.. Me lo dice arrabbiatissimo mentre da passeggero io riscopro cosa sia la calma alla guida. Tutti portano la cintura. Di panni stesi, pochi. Un hotel 4 stelle ci accoglie con dei pannelli zebrati alle pareti. Mi chiedo chi abbia scelto gli interni dell’hotel ma poi mi diverto a leggere la rassegna stampa internazionale, un foglio per ogni Paese. Arrivata alla Spagna mi accorgo che il corso A1 fatto all’Istituto Cervantes nel maggio scorso mi sta volando via.. Continua a leggere

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