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Cosa accade a Roma a fine Luglio?

Mentre si suda molto accadono un sacco di cose a Roma d’estate, quella vera di quasi Agosto.  Io non c’ero mai stata. Ora mi accorgo che i turisti barcollano. E quella tua ansietta di levarteli di mezzo quando cammini aumenta. Impenna, anzi.  E del loro indugiare per ricaricare la macchinetta o consultare la mappa, non te ne importa una mazza. Vorresti spostarli di peso, molto più che in inverno, perché ora hai Caldo e i sampietrini e l’asfalto sono radioattivi. A Piazza Venezia, sere fa, due spagnoli grassocci si erano messi proprio all’imbocco di Via del Corso con la loro carta gigante: poi è capitato che chiunque svoltasse da via del Plebiscito al Corso si fermasse da loro per chiedere dove fosse la tal via. Sempre Fontana di Trevi o Spagna, chiedevano. I due si sono prestati al gioco, io sono rimasta un po’. Poi avevo Caldo. Ho continuato.

Proseguendo, ovunque, vedo che le Gelaterie spuntano come funghi. Vedo che i turisti si fermano in qualsiasi attività commerciale che offra loro cibo o liquidi. Senza distinzione di prezzo/qualità/fantasia delle tovaglie. Vorrei sussurrare alle loro orecchie che spesso quella pizza non è pizza e che quella gommosità non è cosa della nostra cucina. NO! Quell’acqua vaporizzata dall’alto di ombrelloni è così piacevole da distogliermi sempre dall’intento altruista. Li guardo mangiare la gomma.

Le donne turiste spesso a Roma scambiano la notte col giorno: camminano con vestitini di tulle, quel tessutino tipo velo –anche le romane; ma ‘ste gonne lunghe di tulle rosa le regalano coi punti del latte?- o con vestitini da sera, quelli che ti metti a Mikonos in viaggio di maturità. L’impressione è che quel sintetico le stringa in una morsa di calore. Ma volteggiano sempre come volteggi a Mikonos.

Perché le infradito? Una volta in viaggio a Barcellona la mia cara amica T. pensò bene di fare la turista con sandaletti improbabili. Dopo 4 ore aveva i piedi distrutti; si era fermata in un negozietto e mentre io compravo un vestito dalle fantasie veramente infelici, lei si comprava delle infradito da sostituire alle scarpe del martirio. Infradito, quelle con la paglietta sotto. Dopo altre 4 ore il massacro era raddoppiato. Stavolta, dentro una profumeria, prendeva l’ovatta per struccarsi e la infilava sotto le due striscette dei nuovi sandaletti, per alleviare lo sfregamento della pelle. Soffriva molto. Ecco, ogni volta che a Roma vedo i turisti fermi ai semafori gli guardo i piedi; ce n’è sempre qualcuno al quale vorrei strappare quelle infradito di dosso. Ma perché le infradito? Perché? Penso sempre alla mia cara amica T.

Dietro casa mia ho notato quello che notavo a Parigi, quando ci ritornavo a distanza di pochi mesi: l’apertura di nuovi negozi. Via dei Coronari è tappezzata di cose nuove. La cosa mi sciocca, e quando passo veloce in bici non riesco a distinguere il nuovo dal vecchio. Una specie di take away della pasta è la vera novità. Mi ci sono fermata davanti, malfidata, ma invece sembrava buonissimo.

Roma alle 3.56 del giovedì 25 luglio notte è silenziosissima. Via del Governo Vecchio è buia, fa quasi un po’ paura. Non paura vera, però… Tutti i tavolini che la invadono il giorno sono in ritirata. E’ particolare. E la strada raddoppia.

Paolini in canotta sussurra oggi dietro ai microfoni di Rai News “LettaDimettitiLettaDimettiti”. Mi sembra molto dimagrito da quando lo vidi al Siamo Tutti Puttane day organizzato dal buon Ferrara a  Piazza Farnese. Accanto a Paolini c’è un nuovo: avrà 17 o 18 anni questo pacioccoso omino dai capelli rossi. Lui anche sta dietro le telecamere, non fa niente, guarda. Poi ce n’è un terzo, mia madre dice che c’è ormai da un po’, io non l’avevo mai visto. Lui succhia una penna, sempre davanti la telecamera, talvolta la mordicchia. La penna, non la telecamera.

Tabacci camminava alle 13 in Via di Campo Marzio. Ho provato pena per quel completo stretto e lui era paonazzo in viso. Ieri Nanni Moretti sudava, come tutti i romani all’Arena del Nuovo Sacher. Il garbo con il quale rispondeva alle domande/interventi del pubblico durante il dibattito mi faceva interrogare sul significato dell’istituzione di questo Sacro momento chiamato DIBATTITO, in cui si DIBATTE. Si parla, si ascoltano gli interventi, più o meno -spesso affatto- sensati, si risponde, se ne discute, si ridacchia, si finge. Lui no: come se un ventilatore bollente gli sputasse aria calda addosso, e fosse colpa nostra, di noi spettatori, e dei nostri 6 euro consegnati all’ingresso. Con questo calore addosso rispondeva. Come se a alimentare questo ventilatore fossero quelli che prendevano attivamente parte al dibattito. Mi ha fatto venire voglia di intervenire, per chiedere di quest’idea del Sacro Dibattito. Ma avevo caldo. Come se un ventilatore mi sputasse aria calda add…..A parte questo il film L’intervallo era bello. Il Freddo di Romanzo Criminale è bello. Lo schiavo di Boris non è bello. Piera Degli Esposti è sempre bellissima e da grande vorrei avere la sua capigliatura. Ecco Roma a fine luglio.

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