Ci sono posti a Roma che sono aperti un giorno l’anno. Se non becchi quel giorno, se fai tardi, se ti scordi, ciao. Allora l’altro giorno una persona cara mi ha detto Se hai un attimo vai alle Stanze di Santa Francesca Romana a Tor de Specchi, splendide pitture murali, tipo fumettoni medioevali. È stato quel fumettoni medievali.. Da quel momento non ho fatto altro che pensare ai fumettoni. E quindi nulla mi ha fermata. Non il viaggio Pisana-Roma centro, non gli otto lavori che fai insieme perché Tocca fare così voi giovani professionisti, non il sit in per la pace fuori Montecitorio con Don Ciotti, non i pacifisti che mi appioppavano un sacco di volantini mentre avevo le mani occupate dai troppi dispositivi elettronici tutti insieme, e i fili e l’hotspot che non funziona, e l’articolo che devi mandare ma l’iPad non ce l’ho che ho già investito il primo stipendio nella telecamera. Non mi ha fermata nemmeno l’arrivo di Totò Cuffaro all’Arion Montecitorio, due metri oltre Don Ciotti, per la presentazione del libro sulla verità del suo processo. Che mi puoi mandare due foto di Cuffaro?
Poi, per paura di far tardi, ho chiamato il centralino del Monastero delle Oblate di Santa Francesca Romana a Tor dé Specchi, che è accanto al Teatro Marcello, e io nemmeno lo sapevo. Ho trovato il numero sul sito, col telefono attaccato da uno di quei dodici fili che mi porto dietro, perché se la redazione non ce l’hai diventa tutto portatile. Il pc, le ricariche delle ricariche del telefono, la telecamera, il wifi. Poi vicino al Senato ho incontrato una compagna di scuola di giornalismo, correva pure lei col microfono. Ho pensato ai due anni seduti sulle poltronicine con le rotelle della scuola Luiss, ai Mac giganti, fissi, ai pranzi al sole, in mezzo a laureandi e i vassoietti d’oro di rustici. E poi ho corso di nuovo.
C’era un periodo di due anni fa, l’estate dei turni dell’alba da stagista ai programmi Rai, in cui stavo in fissa con i chiostri. Col pomeriggio libero alternavo Fregene a visite compulsive di chiostri. Li cercavo e stavo ore, perché fotografarli è un casino e appaiono sempre più brutti di quelle meraviglie che sono. Una delle cose che ho imparato da questi fruttuosi pomeriggi è che con le centraliniste/portieri dei monasteri bisogna sempre, sempre insistere. Quando la signora delle monache oblate m’ha detto Ma no cara non fai in tempo oggi, passa l’anno prossimo, ho capito che era il caso di correre. Sono arrivata in tempo per la prima stanza, le tentazioni di Santa Francesca Romana. E il custode m’ha detto Attenta che dillà c’è la suora.
Allora ho nascosto il telefono. E invece la suora le foto me le ha fatte pure fare, ma ha voluto che camminassi sulla destra, e che guardassi tutto veloce. E quindi la storia di Francesca Romana me la sono vista di corsa, tra una foto e un’altra, con la monaca che diceva Ora a sinistra, avanzate. E poi allora visto che il tempo per il chiostro non c’era, sono andata allo shop. Una stanzetta molto sobria. Avete per caso trovato un portafoglio? Ho comprato il libro su Santa Francesca Romana e devo aver chiuso male la borsa.. Ma signora, rassicuravano le suorine, allora deve essere qui, siamo in un luogo sacro. Eh no, – diceva la signora derubata sorridendo – è proprio qui che si nascondono i non religiosi.
Le suorine si sono guardate, l’ho riguardate, ho tastato la borsa, tutto ok. M’è rimasto questo mistero del portafoglio, la signora rassegnata ma che sorrideva, le meravigliose Stanze di Francesca Romana incalzata dalla suora, i draghi, pure. Sto fatto dei non religiosi tra i religiosi, e i sospironi della credente derubata che pure aveva comprato il catalogo di Santa Francesca Romana. Con st’amarezza addosso tornavo a casa. Poi, verso Campo dé Fiori tre parole hanno risolto tutto. Roma, la Santa, il ladro, la vecchia. Ora è bellissimo. Ma sì.