Racconti romani

Frammenti di Capodanno o Storia di una porta rotta

piazza navona

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Un altro Capodanno è passato. Il primo senza il Pacchetto Amiche. Loro sono andate ad un mega party in Toscana, io sono rimasta qui. È stata una scelta sofferta, ma alla fine ho deciso così. Roma. Mia cugina ha avuto un ruolo decisivo imbucandomi ad una festa. Per questo la fase di preparazione del Che ti metti Stasera? è stata seguita passo passo a distanza dal Pacchetto Amiche grazie alla nuova tecnologia di WhatsApp. Due ore e mezza di frustrantissimi scambi per vestirmi esattamente come all’ultima Festa di Laurea di due mesi fa.

Il Capodanno a Distanza viene documentato con la Foto davanti allo specchio di un ascensore, con Spumante alla mano, per mostrare l’Entusiasmo cha anima la serata. Avevo giurato: Mai un Capodanno come quello passato. Ci ospitava un Barcone sul Tevere e tra la musica, nei bagni, c’era una che sosteneva di essere lei la padrona e Noi non eravamo ‘n cazzo –  forse disse che eravamo solo quattro pischelle der cazzo. Era abbastanza carica -. Poi, dopo aver aspettato a lungo per ritirare i cappotti con l’umidità del Tevere che ci si incollava addosso, sulle schiene mezze nude perché a Capodanno si suda, ma eleganti, ricordo un ritorno in macchina. Sul Lungotevere, davanti Ponte Principe Amedeo, uno al semaforo ci urlò: Ao! Ve state a trascinà dietro ‘na cosa. La Cosa era un canetto di peluche con al collo una cordicella guinzaglio che la Cara amica A. usò come parte fondamentale della maschera in una festa mesi prima, mentre io ero nell’allegra Bruxelles. Il canetto poi è rimasto in macchina, trascinato dietro a Capodanno.

Oggi mi sveglio ed è quasi già buio. C’è un bambino nel palazzo di fronte che urla da un’ora e mezzo. L’odore di soffritto iniziato con le Feste Natalizie, quello che sale dal piano di sotto alle finestre degli altri, è finito.

Raggiungo la Festa attraversando una Roma deserta. Il Quartiere Trieste non è mai stato così silenzioso, ogni tanto qualche botto. Faccio un bilancio approssimativo dell’anno passato – gli Amici hanno già sezionato in elenchi puntati il 2013  e pubblicato su Fb- . Cancello il mio elenco dalla testa e vago dentro Roma vuota. La scritta luminosa dell’Eni di Piazza Annibaliano  che per me sarà sempre Piazza Istria, quella del Mc Donald’s, pure se non è – le lucette pendenti brutte di Viale Libia.

A 24 anni per la prima volta sono stata io a chiamare i Miei Genitori per gli Auguri. Mi dicevano Auguriiii Non sentiamo niente! Auguriiii! E hanno attaccato. Ho pensato che forse dopo i 50 anni esistono capodanni da sogno. Alle 00.21 chiamo il Pacchetto Amiche dopo aver ricevuto sms:

Stiamo in macchina! Bella però con tutti i fuochi l’autostrada deserta.

Hanno raggiunto la Festa in Toscana con calma, con la puntualità che le contraddistingue e che le rende Amiche migliori.

Da qui ricordi confusi. A mezzanotte avevo un Sagrantino di Montefalco in mano. Con l’altra mano libera venivo obbligata ad accendere Stelline di Natale; eravamo in una terrazza bellissima. Prendine una! Daiii! Che a casa mia stanno sparando da una settimana! E prendi sta stellaaaaaaaaa! mi incalzava la tipa proprietaria delle Stelline. Ma di dove sei?? chiedevo, Di Taranto. Volevo chiederle cosa significa questa storia degli spari ma ho lasciato perdere. C’è stato un momento della festa, quello divertente, in cui La Proprietaria di Casa era incazzatissima:

S’ è rotta la porta del bagno!

Ho cercato di capire chi potesse essere stato tra i cinquanta invitati. Ma niente, è stato impossibile ricostruire i fatti. La porta del bagno rotta ci ha intrattenuti un bel po’. Sguardi sospetti, ricostruzioni, tracce di vino. Sono stata molto vicina agli Amici della Padrona di Casa che, secondo patti siglati nei giorni precedenti la Festa, avrebbero dovuto contribuire a mantenere l’Ordine nella Casa. Della porta non ho più saputo nulla. Era una porta foderata di stoffa.

IMG_5665Poi alle cinque ci siamo affacciati dalla terrazza del Lanificio come un qualsiasi non Capodanno, ma grazie alle prevendite.  C’era la stessa nebbia inquietante delle notti fredde e umidissime d’inverno a Pietralata. Ecco due parigini carichissimi per questo Capodanno romano. Per un attimo mi ero convinta che forse stappare spumante al Trocadero non fosse poi tanto meglio.  Al Sorchettaro di Via Cernaia c’era la fila, come in un qualsiasi non Capodanno.

Improvvisamente era mattina. Andare a letto con quella luce dell’alba romana mi dispiace sempre un po’.. Lasciavo le persiane semi aperte.

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