Alla fine ieri l’Appia Day è stato tipo vedere una Roma in miniatura di romani a piedi, a pedali, su ruota – anche macchina – o su pattini, su e giù per la Regina Viarum. I sanpietrini prima, il basolato poi. Pini e papaveri, erba da allergia, rose che spuntano da cancelli di ville belle che vabbè, iscrizioni, panini, rovine, pranzi seduti su prato o su tavoli, cornetti Algida e tortini di zucchine bio. Gazebo – per definizione brutti -, cappelli da texano, texani, file per fontanelle, file per bus, pedalate disinvolte, sudate, turisti pigri, curiosi veri, romani fricchettoni, romani che stanno lì a caso Ma sta Cecilia Metella è lontano? Pattini, ragazzini coi pattini, ragazzini che si incastrano sul basolato e piangono, ragazzini che cadono sul basolato si sbucciano e piangono. Poi ridono. Mariti e mogli, figli che litigano con le madri, genitori che fotografano i figli, genitori in tuta, figli che a due anni giocano col tablet ma anche a pallone, adolescenti al cellulare seduti sul marmo di chissà chi, urla, polline vagante, preti, battesimi, comunioni, matrimoni, calze di nylon, turchese brutto dei vestiti da cerimonia, ruggine sui cartelli dell’Appia di 30 anni fa, infradito, camperos, monopattini pure.